Come diceva Coco Chanel “la moda passa, lo stile resta”. Le vere icone di stile subiscono dei cambiamenti nel corso degli anni, per adattarsi alle esigenze del momento, ma mantengono inalterate le peculiarità che da sempre le contraddistinguono.
L’abito classico, icona di stile maschile, si è profondamente rinnovato negli ultimi dieci anni, ma a cambiare è stato soprattutto il ruolo dell’uomo, divenuto un avido consumatore di moda, con un’alta capacità di spesa e le conoscenze adeguate per costruirsi un guardaroba autonomamente. Agile nello scavalcare diversi stili, dal business a quello più casual per il tempo libero, decreta l’addio a tagli che ne nascondevano la fisicità.
Fino a qualche anno fa, a governare le regole dell’abito sartoriale erano stati concetti come il comfort e la praticità: i pantaloni nemmeno sfioravano le gambe, le tasche erano capaci di contenere di tutto e le giacche ampie costruite per esaltare anche i toraci più esili.
Con May Faber la musica cambia radicalmente, dovendosi confrontare con una nuova classe dirigente, giovanissima, che ha fame di sartorialità e soprattutto di Made in Italy, nel vocabolario contemporaneo fa il suo ingresso il termine “skinny”. Sull’onda dei fashion blog anche al maschile, l’uomo si scopre più vanitoso e interessato alle tendenze, persino sul lavoro, anche l’abito infatti si trasforma in una sorta di seconda pelle e non più in un’armatura in cui calarsi dentro, i pantaloni si accorciano per lasciare intravedere la caviglia e la scarpa.
Il casual irrompe nel formale, colorando il suit di stampe, abbattendo le barriere da abito da lavoro e da tempo libero anche con l’avanzata di tessuti più trendy.
E il futuro cosa riserva? Difficile da prevedere, ma c’è da giurare che, anche per i prossimi dieci anni, May Faber correrà in vostro aiuto!